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domenica 11 marzo 2018

SEGNALAZIONE: DALL'ALTRA PARTE - GIULIANA LEONE


Buon pomeriggio splendori,
ultimamente sono latitante, ma prometto che la settimana prossima mi farà perdonare e cercherò di pubblicare ogni giorno qualche contenuto. Oggi però vi lascio con una segnalazione di un autrice esordiente che ha scritto uno young adult di formazione. Quindi se siete curiosi continuate a leggere il post. 

 Titolo: Dall’altra parte
Autrice: Giuliana Leone
Casa editrice: Nulla Die
Data uscita: 6 Febbraio 2018
Genere: romanzo di formazione/ YA
TRAMA:
Emma torna come ogni anno al solito campeggio estivo. Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso: è l'estate dei suoi diciassette anni, l'ultima che vivrà da adolescente. Ci sono i bagni notturni al fiume, gli alberi da scalare, i rapporti complicati con i coetanei. C'è l'istruttore di nuoto, per il quale ha una cotta da troppo tempo. Ci sono le scene che ritrova come se non fosse mai andata via da lì e poi c'è altro. In quei tre mesi, che alla sua età sembrano davvero lunghi, scoprirà che diventare adulti non è una staffetta, ma un percorso a ostacoli in cui forse non serve correre, per arrivare dall’altra parte.

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 ESTRATTO: 
Mi reco davanti lo slargo in cui sostano i pullman e mi fermo lì, all’ingresso. Sono nel punto in cui mi trovai la prima volta che venni qui. Il terreno non è asfaltato e il terriccio sabbioso impolvera le scarpe, il cancello verde è spalancato.
 Mentre osservo il campo da questa prospettiva, per un istante mi sembra di vederlo come lo vidi allora e ricordo con esattezza ciò che provai nel giugno dei miei nove anni. Temevo che non sarei riuscita a dormire, così lontana dal mio letto e da mia madre. Non mi ero mai allontanata da casa tanto a lungo. La sera precedente alla partenza i crampi allo stomaco e l’insonnia mi avevano tenuta sveglia e al mattino supplicai mia madre per tutto il tragitto fino alla rimessa di non mandarmi via. Ma lei era risoluta nella sua decisione. Mio padre se n’era andato da casa da un paio di mesi e mangiavo poco. Era certa che mi avrebbe fatto bene. Quella notte non ebbi problemi a prendere sonno, comunque, stremata dalle mille attività.
Superato lo spiazzo ci troviamo davanti a una biforcazione. A est ci sono le stanze degli allievi; a ovest il bagno, con le docce, lo spogliatoio e gli armadietti. Prendiamo in questa direzione e io mi precipito, quasi correndo, verso il mio posto preferito: la piscina all'aperto. Non è altro che una piccola parte del fiume e prosegue nel bosco per parecchi chilometri; la zona è destinata agli allenamenti ed è delimitata da alcune corde. Sulla riva c'è un punto dal quale l'istruttore ci osserva e ci dà indicazioni, seduto sulla diramazione di rami del grande albero che si protendono sul fiume. Per noi è una sorta di trampolino: dal momento che sporgono abbastanza, non c'è rischio di sbattere la testa sul fondo. Tuffarsi da lì non è per niente facile.
Ho passato più tempo in questo posto che in tutto il resto del campeggio.
«Non è cambiato niente» sbotto con il fiato corto per via della corsa. Fiona mi supera svelta, raggira l’albero e solo dopo accondiscende.
«Non è cambiato niente» ripete. La raggiungo e guardo il tronco. Incise in stampatello ci sono due lettere minute, le nostre iniziali. L’ultima gambetta della “e” non è stata ricalcata abbastanza e sembrano quasi due “f”. Fu lei a scriverle quel famoso primo anno. Avevamo cominciato a passare tanto tempo insieme e quando la sua compagna di stanza andò via in anticipo per la nostalgia di casa, quasi mi costrinse a prendere il posto di quella. Mi obbligò a chiamare mia madre e a convincerla a intercedere presso gli organizzatori affinché facessero il cambio.
«Bene Emma, adesso siamo ufficialmente amiche» dichiarò con il suo solito fare autoritario, non appena varcai la soglia della camera con tutte le mie cose. «Dobbiamo metterlo per iscritto da qualche parte» aveva sentenziato poi.
«Possiamo scriverlo su un foglio e attaccarlo alla porta» proposi confusa dalla sua richiesta ma contenta di aver trovato un’amica.
«Che assurdità, qualcuno potrebbe strapparlo. Deve resistere al tempo» disse, dopo avermi guardato come se fossi impazzita. «Questo è un contratto!» aveva concluso infine. Quindi quel pomeriggio, finita la lezione di nuoto, aveva scalfito la corteccia con il coltellino che le aveva regalato suo nonno. Io ero rimasta di vedetta, preoccupata che qualcuno ci punisse. Mia madre il giorno dell’iscrizione mi aveva fatto leggere ad alta voce, per ben due volte, l’intero regolamento, e tra i divieti c’era anche quello di vandalizzare il campeggio.
Passo le dita sulle incisioni. Adesso l’albero ne è pieno, ma prima c’era solo la nostra.

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