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sabato 25 ottobre 2014

RECENSIONE: ALTHEA&OLIVER - CRISTINA MORACHO


Titolo: Althea&Oliver


Autrice: Cristina Moracho

Casa Editrice: DeAgostini

Anno di pubblicazione: ottobre 2014

Pagine: 426

trama:


Althea e Oliver si conoscono da sempre: non solo abitano a pochi passi l’uno dall’altra, ma sono amici per la pelle fin dal primo giorno di scuola. Ora, a diciassette anni, la loro amicizia potrebbe trasformarsi in qualcosa di più, e Althea lo sa. Così una sera, dopo una festa e qualche birra di troppo, sorprende Oliver con un bacio pieno di passione. Ma, prima che i due abbiano il tempo di chiarirsi, succede qualcosa di inaspettato: Oliver è colpito da una malattia rarissima e cade in un prolungato stato di semi-coscienza. Quando si risveglia, diverse settimane dopo, non ricorda nulla di quanto è accaduto. Disperata, Althea prende la peggiore decisione possibile. L’unica che potrebbe compromettere irrimediabilmente il suo legame con Oliver. Quando il ragazzo lascia la città senza spiegazioni, Althea non può far altro che partire per mettersi alla ricerca del suo migliore amico. E ritrovare così anche se stessa.
Cosa Penso:


“Althea&Oliver” è il romanzo di esordio di Cristina Moracho – romanzo young adult uscito in quasi contemporanea mondiale il 14/10/2014 in Italia, il 9/10/2014 all'estero.
Questo romanzo è diventato un caso editoriale ancor prima di essere pubblicato, e mi incuriosiva parecchio sapere cosa avesse di così speciale questo romanzo.

“Althea&Oliver” è uno i quei romanzi che si è guadagnato un posticino speciale nel mio cuore, uno di quei romanzi che mi è entrato prepotentemente sotto pelle facendomi provare una miriade di emozioni forti e incredibilmente vere.
Provo a mettere nero su bianco le sensazioni che ho provato leggendolo per cerare di farvi capire quanto questo romanzo sia speciale. Non garantisco di riuscirci… è sempre molto difficile per me poter spiegare a parole le sensazioni che mi ha trasmesso un romanzo che ho amato.

Quando ho acquistato “Althea&Oliver” mi aspettavo di trovarmi davanti al classico Young Adult che ci racconta una dolce storia d’amore tra due migliori amici. Be, non è stato così. Perché nel libro della Moracho c’è molto più di questo, in questo libro ci viene raccontata una storia di crescita e una storia di introspezioni personali, dove possiamo leggere la sofferenza, il dolore e le paure dei due protagonisti.



L’autrice ci catapulta del mondo di Althea&Oliver – due ragazzi di diciassette anni che sono amici da sempre. Da quando avevano solo sei anni sono diventati migliori amici e da allora condividono ogni cosa e ogni esperienza. Abitano nella stessa via, frequentano la stessa scuola. Quando erano bambini condividevano ogni gioco e anche ora che di anni ne hanno diciassette per essere felici basta essere uniti e insieme. Sono felici anche solo girovagando in macchina per le vie della loro piccola cittadina oppure giocando ad ipotizzare situazioni folli e assurde dove l’altro deve scegliere tra due alternative.

Oliver&Althea.
Tanto simili fisicamente – alti uguali, entrambi con capelli biondi e gli occhi azzurri – che vengono scambiati per gemelli, quanto diversi caratterialmente.
Althea è quella solitaria e impulsiva. Passa le sue giornate con una matita tra le dita e un blocco da disegno sulle ginocchia e mette nero su bianco tutto quello che le sta intorno.  
Oliver invece è quello razionale e introspettivo, il ragazzo espansivo ed estroverso. Oliver è il ragazzo pieno di amici che costringe Althea ad uscire dal suo guscio obbligandola ad avere rapporti con altre persone.
Althea&Oliver due facce della stessa medaglia, inseparabili e complementari.

Quando erano bambini tra di loro era tutto incredibilmente semplice, ma ora che sono cresciuti diventa tutto complesso e difficile: Althea inizia a vedere Oliver in modo diverso e prova sentimenti nuovi nei suoi confronti. Ma Oliver non si sente ancora pronto – anche lui vede Althea in modo diverso, inizia a vederla come una ragazza carina e bellissima e non più come la bambina dalle ginocchia sbucciate con cui si rincorreva per gioco. 

Oliver sta imparando a baciare in quel momento, guidato da un istinto sconosciuto. Le scosta i lunghi capelli dagli occhi e dalla fronte. All’inizio, i loro baci sono teneri e prudenti, consci di come tutto sia nuovo. Le loro mani si uniscono; le loro dita si intrecciano. Lei gli mette una mano sulla guancia, gli stringe dolcemente il labbro inferiore tra i denti, poi lo lascia.  Lui la tiene premuta contro l’albero, le stringe il fianco, il collo. L’esitazione svanisce insieme alle loro risate nervose; i baci diventano avidi e insistenti. Althea gli conficca le dita nelle spalle; le fa scivolare sul petto, tirandogli la camicia. Lui è quasi pentito che non si trovino nella loro via; che spettacolo sarebbe per Mrs. Parker. Althea ha il respiro affannato. Lui segue con le dita i muscoli che le corrono lungo la coscia nuda. Gli riaffiora alla mente la fantasia che ha avuto prima in camera di lei. Le fa scorrere le dita lungo i fianchi, le sfiora i seni con i denti e lei ansima, un suono che non le aveva mai sentito emettere prima. Anche lui adesso è senza fiato. Le loro gambe si intrecciano contro l’albero. Essendo alti uguale, sono occhi negli occhi. «Oliver» mormora lei con voce roca «sarebbe meglio andare a casa mia.» Ha le guance in fiamme, gli occhi velati.Lui annuisce.
Il suo spirito introspettivo e riflessivo, però, lo spinge a fare chiarezza, ma poi arriva la malattia che lo colpisce e lo investe come un treno in corsa.

La sindrome di Klein Levin o KLS. Una malattia rara senza una cura possibile ancora. La KLS è una malattia neurologia che causa ipersonnie – e per colpa i questa malattia Oliver cade in un sonno profondo capace di durare settimane e a volte anche mesi. Durante questi episodi Oliver svolge sole le funzioni vitali. Ogni tanto si sveglia e compie azioni spesso e volentieri imbarazzanti, delle quali, poi, non ha alcuna memoria una volta che è sveglio davvero.

La malattia di Oliver sconvolge le vite di entrambi.
Oliver una volta sveglio si sente confuso e spaventato, è come se fosse  rimasto indietro con la sua vita – come se ne avesse perso un pezzo che non potrà mai avere indietro.
Allo stesso modo Althea non sa come vivere senza il suo migliore amico, e passa il tempo ad aspettare che Oliver si svegli, con un blocco da disegno e una matita dipinge tutto quello che il suo migliore si è perso mentre è addormentato.
 «Sai» dichiara lei pensierosa «quando stai male è l’unico momento in cui tu ed io abbiamo qualcosa in comune.»
«Non è vero» obietta lui.«Non mi riferisco al passato, o agli aneddoti, o alle esperienze condivise. Non parlo dell’altezza e del colore degli occhi. Intendo ciò che sono io e ciò che sei tu. Io sono diversa da te. Ma quando sei malato, ci riesco. Mi vedo dentro di te. Quello sguardo sul muso del topo grasso... Te lo ricordi? Era disperazione. E poi un giorno hai aperto gli occhi e mi hai guardato in quel modo. Come se fossi io l’oggetto della tua disperazione e non, tanto per cambiare, un maledetto panino. Mi spiace, Ol, mi spiace di non essere riuscita ad aspettare che fossi del tutto sveglio e pronto a guardarmi in quel modo. Forse temevo che non lo avresti mai fatto.»
È proprio durante uno degli episodi della malattia di Oliver che le cose tra lui e Althea precipitano. Althea prende la peggiore decisione possibile. L’unica che compromette  irrimediabilmente il loro legame.
Per colpa del litigio con la sua migliore amica Oliver decide di partire per New York e prendere parte ad una ricerca sperimentale.
Oliver  lascia la città senza spiegazioni, Althea non può far altro che partire per mettersi alla ricerca del suo migliore amico. Althea deve cercare se stessa, e trovare un modo per non sentirsi inadeguata nel mondo.
«Sono venuta fino a qui per te. Sono venuta qui per scusarmi e chiederti se lo pensavi davvero, quando mi hai detto che non ti piacevo nemmeno un po’. E adesso sei qui, così te lo ripeto, Oliver: Mi spiace! E se fosse per me, vorrei essere io quella malata e non tu, e questo lo sai, quindi, tra parentesi, vai a farti fottere per avermelo rinfacciato.» «Non intendevo sul serio quella stronzata che non mi piaci. Sai che non facevo sul serio.»«A te piace che io sia così, perché in confronto sembri normale. Hai finto di essere sconvolto, perché avevo distolto tutta l’attenzione da te, ma è proprio ciò che volevi. Volevi essere quello normale, e grazie a me lo sei ancora. Su una scala da uno ad Althea, tu sei Oliver.»
L’autrice con il suo stile fluido, scorrevole e semplice ci prende per mano e ci mostra la vita di due adolescenti, ci mostra le loro paure e le loro incertezze: lo smarrimento di Oliver - che ha perso la speranza per il suo futuro e si sente costretto ad abbandonare i suoi sogni. E la necessità che ha Althea di iniziare a camminare con le sue gambe e non stare più all’ombra del suo migliore amico.
Personalmente ho adorato lo stile della autrice e la sua capacità di farmi sentire sulla mia pelle le stesse sensazioni di paura, ansia e angoscia dei protagonisti.

La storia dipinta dalla Moracho è una storia incredibilmente vera ed intensa – l’autrice ci racconta la storia della vita di due adolescenti alla soglie dell’età adulta che devono fare i conti non solo con le cose belle della vita – come l’amore –ma anche con le cose brutte e crudeli che il destino ti mette davanti come per esempio la malattia. Althea&Oliver nel corso del romanzo crescono e maturano, fanno scelte e prendono decisioni e pongono le basi per il loro futuro ancora incerto.

Il mio voto:






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