martedì 10 febbraio 2015

RUBRICA: TEASER TUESDAY



Buonasera a tutti lettori,
oggi è martedì quindi giorno di Teaser Tuesday - la rubrica a cadenza settimanale inventata dal blog Should Be Reading.
Vi Ricordo che potete partecipare tutti rispettando delle semplicissime regoline, e cosa più importante senza fare spoiler... non vogliamo rovinare a nessuno il piacere della lettura.


Le regole che dovete seguire sono molto semplici:

Prendete il libro che state leggendo
Apritelo in una pagina qualunque
Condividete un teaser – un piccolo pezzetto – di quella pagina.
Riportate il titolo, l’autore e la pagina del romanzo in modo che tutti possano aggiungere il romanzo alle loro Wishlist.

Il mio teaser di oggi non è tratto da il libro che sto leggendo in questi giorni, ma da il terzo libro della mia saga preferita. Sto parlando di città di vetro di Cassandra Clare. 
Ogni tanto mi piace sfogliare i libri della saga The mortal instrument e rileggere i pezzi che ho più amato, e oggi ne condivido uno con voi.





Jace rimase in silenzio per un lungo momento, fissandola nel minuscolo spazio che li separava. Clary riusciva a sentirne il contatto, anche se non la stava toccando: era come se fosse ancora disteso sopra di lei. «Tu sei mia sorella» disse Jace alla fine. «Mia sorella, il mio sangue, la mia famiglia. Dovrei sentire il desiderio di proteggerti.» Rise in silenzio e senza umorismo. «Proteggerti da tutti i ragazzi che vorrebbero fare con te esattamente quello che vorrei fare io.»
Clary restò senza fiato. «Avevi detto che d'ora in poi volevi solo essere un fratello per me.»
«Ho mentito » ammise Jace. «I demoni mentono, Clary. Sai, ci sono certe ferite che un
Cacciatore può ricevere, ferite interne causate dal veleno di un demone: non ti rendi nemmeno conto cosa c'è che non va, in te, ma dentro stai lentamente sanguinando a morte. Ecco, essere solo un fratello, per te, mi dà la stessa sensazione.»
«Ma Aline...»
«Dovevo tentare. E ho tentato.» La sua voce era senza vita. «Ma Dio sa che non voglio
nessuna, tranne te. Non voglio nemmeno cercare di volere un'altra, oltre a te.»  Allungò la mano, fece scorrere lievemente le dita fra isuoi capelli, le sfiorò la guancia. «Adesso, almeno, so il perché.»
La voce di Clary era scesa a un sussurro. «Anch'io non voglio nessuno tranne te.»
Un trasalimento nel respiro di Jace la confortò un poco. Lentamente, Jace si tirò su sui gomiti. Ora la guardava dall'alto e la sua espressione era cambiata: c'era qualcosa che Clary non aveva mai visto prima, una luce spenta, quasi mortale, nei suoi occhi. Jace fece scorrere le dita dalla guancia alle labbra di Clary e ne tracciò il profilo con la punta di un dito. «Forse» le disse «ora dovresti dirmi di non fare così»
Ma lei non disse niente. Non voleva dirgli di smettere. Era stanca di dire di no a Jace, di non permettersi mai di sentire ciò che tutto il suo cuore voleva che sentisse. A qualsiasi costo.
Lui si chinò, posò le labbra sulla sua guancia, la sfiorò leggermente. E quel tocco, seppur leggero, le diede una scossa a tutte le terminazioni nervose; una scossa che la fece tremare in tutto il corpo. «Se vuoi che mi fermi, dimmelo adesso» sussurrò Jace. Ma Clary lei continuò a non dire nulla. Lui le sfiorò con le labbra la tempia. «O adesso.»  Seguì la linea dello zigomo. «O adesso.» Ora le sue labbra erano su quelle di Clary. «O...»
Ma lei l'aveva preso e l'aveva attratto a sé, e le sue parole si persero sulle sue labbra. Jace la baciò con delicatezza, con attenzione, anche se non era la delicatezza che Clary voleva, non ora, non dopo tutto questo tempo. Strinse i pugni sulla sua camicia tirandolo forte verso di sé. Jace gemette piano, in fondo alla gola, poi le sue braccia la avvolsero, la strinsero, e rotolarono insieme sull'erba, avvinghiati l'uno all'altra, protraendo ancora quel bacio. C'erano delle pietre che pungevano la schiena di Clary e la spalla le doleva dove aveva battuto cadendo dalla finestra, ma non le importava niente. Esisteva solo Jace: tutto ciò che Clary sentiva, sperava, respirava, voleva e vedeva, era Jace. Nuli'altro contava.
Nonostante il cappotto, Clary sentiva il calore di Jace bruciare attraverso i vestiti. Gli strappò la giacca, e poi in qualche modo anche la camicia sparì. Le sue dita esploravano il suo corpo come le labbra di Jace esploravano le sue: pelle morbida su muscoli asciutti, cicatrici come fili sottili. Clary gli toccò la cicatrice a forma di stella: era liscia e piatta, come se fosse parte della sua pelle, non rilevata come le altre. Clary immaginava che dovessero apparire come imperfezioni, tutte quelle cicatrici, ma non era così che le vedeva lei: erano una storia, incisa sul corpo di Jace, la mappa di una vita di guerra senza fine.
Jace armeggiava con i bottoni del cappotto, le mani tremanti. Clary non le aveva mai viste così malferme. « Faccio io» gli disse slacciandosi da sola l'ultimo bottone. Mentre si sollevava, qualcosa di freddo e metallico le toccò la clavicola, facendola trasalire per la sorpresa.
«Cosa succede? » Jace si immobilizzò. «Ti ho fatto male?»
«No, è stato questo.» Clary toccò la catenina d'argento al collo di Jace. Vi era appeso un cerchietto di metallo argenteo. Era stato quello a rimbalzare su di lei, quando si era sollevata. Ora lo fissò. Quell'anello, quel cerchietto di metallo segnato dal tempo, con un motivo a stelle... Lei conosceva.
Era l'anello dei Morgenstern. Era lo stesso anello che brillava al dito di Valentine nel sogno che l'angelo aveva mostrato loro. Era appartenuto a lui e lui lo aveva dato a Jace, passandolo, secondo la tradizione, di padre in figlio.
«Mi dispiace» si scusò Jace. Le carezzò la linea della guancia con un dito, con un'intensità sognante nello sguardo. «Avevo dimenticato di avere al collo quella cosa dannata.»

Tratto da "Città di vetro" - "The Mortal Instrument" di Cassandra Clare p.222/223/224

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